BROCCOLI, NAZZARENO
Nazzareno Broccoli, di Giuseppe e Scarponi Santa, nasce a Fano l’11 marzo 1841. Fin da giovane matura idee progressiste e partecipa attivamente alle vicende risorgimentali[1]. Spinta dagli avvenimenti della seconda guerra d’indipendenza e dalle ribellioni di diverse città contro le truppe pontificie, anche la popolazione di Fano, dal 16 al 23 giugno 1859 si ribella, ancora una volta, contro il Papa Re e chiede l’annessione al nascente Stato italiano (seguita da Pergola, Fossombrone, Senigallia, Urbino e Cagli). Dopo l’esperienza di ribellione nella città di Fano, senza aspettare l’annessione che arriverà nel settembre del 1860, Nazzareno Broccoli, nel settembre del 1859, si arruola volontario (18 mesi) nel 14° Reggimento di Fanteria dell’Esercito Piemontese. Dal maggio 1860 è dislocato ad Asti come militare nella Compagnia Veterani, poi conferma il servizio volontario passando al corpo dei bersaglieri e successivamente nel corpo dei Cacciatori Franchi. Qui iniziano le prime ribellioni, con consegne e segnalazioni di cattiva condotta. Nonostante ciò prosegue la carriera militare passando da soldato di terza alla prima classe. La svolta è nel 1864 quando è denunciato come disertore. Catturato, viene portato nelle carceri di Torino e degradato alla terza classe. Nel maggio del 1866 è di nuovo nelle carceri civili di Cagliari per tentata diserzione con complotto, ma viene prosciolto nel novembre 1867 e successivamente congedato perché affetto da “temperamento linfatico”. Si vede rifiutata la dichiarazione di aver prestato servizio “lodevolmente”[2]. Tornato a Fano dopo l’esperienza militare, intraprende l’attività di negoziante e “merciaio” (commercio ambulante di prodotti tessili, con discreti risultati[3]). È tra i fondatori della sezione fanese della Associazione Internazionale dei Lavoratori nata a Fano nel febbraio del 1872, insieme a Pompeo Masini, Aristide Rughini, Isaia Agostini, Domenico Corsaletti[4] e Gaetano Catena[5]. Dopo lo scioglimento della sezione fanese dell’Internazionale avvenuta nel febbraio del 1873, in conseguenza dell’arresto di Pompeo Masini, Nazzareno Broccoli riorganizza la sezione radunando gli amici rimasti e ne diventa il principale rappresentante. È in costante corrispondenza con Celso Ceretti ed Andrea Costa[6], rimane rappresentante della sezione fino al passaggio di questa sotto la responsabilità del giovane avvocato Espartero Bellabarba. È attivo promotore dei moti e delle dimostrazioni scoppiate a Fano nel giugno-luglio del 1873, contro il caro viveri e con lo sciopero del vino[7] che durano quasi un mese. Nel 1873 l’Italia viene colpita da una grave crisi economica che provoca un forte rincaro nei prezzi, in diverse città d’Italia scoppiano manifestazioni e proteste; nella nostra provincia manifestazioni scoppiano a Fano, Fratterosa, Mondolfo, Orciano, Pergola, Pesaro[8], l’ampiezza delle manifestazioni e le comuni modalità (prima cartelli contro l’aumento del prezzo del vino e dei viveri, poi manifestazioni ecc.) non possono che far pensare ad un coordinamento tra le azioni, ma questa ipotesi non è, al momento, supportata da tracce dirette ma solo indirette[9]. A Fano nella seconda metà di giugno del 1873, appaiono numerosissimi cartelli manoscritti che invitano, con frasi e slogan assai fantasiosi, allo sciopero del vino e contro il caro-viveri, con ciò eccitano sia il sentimento popolare sia la preoccupazione delle forze politiche[10] e dell’ordine pubblico (che scatena una vera e propria caccia ai cartelli) avvengono anche scaramucce con i carabinieri e le guardie di PS che tentano di strappare i manifesti. In questa esplosiva situazione, in un periodo di scarsità dei prodotti alimentari e di prezzi alti, il possidente fanese Remigio Tombari conclude un contratto per l’esportazione, a compratori di Pesaro, di 150 some di grano. Il Tombari viene invitato, dalle autorità di PS e del Sindaco, a recedere dalla vendita, ma non ascolta i suggerimenti. Il Sindaco tenta anche una mediazione con gli esponenti repubblicani locali che pubblicano un manifesto in cui, pur condannando il caro-viveri e chi approfitta della situazione, si dissociano dagli organizzatori delle manifestazioni[11]. Il 1 luglio, alla notizia dell’esportazione del grano dai magazzini, scoppia una grande manifestazione popolare che attraversa la città gridando “vogliamo il pane e la polenta” ed altre grida contro il caro-viveri; la moltitudine poi blocca i carri carichi di grano presso Porta Maggiore e costringere i carrettieri a rientrare in magazzino: il trasporto è così impedito! Ma l’esportazione del grano viene tentata di nuovo il giorno 8 luglio; quando si sparge la voce della spedizione si inizia a raccogliere una moltitudine di popolo davanti ai magazzini e il Broccoli è in prima linea in questa manifestazione (nei rapporti di Polizia viene definito come uno dei principali organizzatori). Tuttavia in questa situazione le forze dell’ordine non si fanno trovare impreparate: sono presenti in oltre un centinaio di unità tra Carabinieri, agenti di Polizia e truppe di fanteria della Caserma di Fano (rinforzi sono arrivati da Pergola, Pesaro, Saltara, S.Angelo in Lizzola, Montemaggiore, Urbino, mentre durante la giornata vengono richieste altre truppe da Senigallia)[12], sono presenti anche reparti a cavallo. Il capitano dei Carabinieri a cavallo, nel tentativo di disperdere i dimostranti sguaina la spada ma, circondato dalla folla, cade da cavallo ed è costretto a ritirarsi in Caserma. Il comportamento del carabiniere ha l’effetto di aumentare la tensione ed un maggior numero di persone, con fare minaccioso, accorre. Il Delegato di PS, Emilio Leonardi, invia altro personale delle forze dell’ordine nel magazzino del cereale, ma con sorpresa del Delegato i facchini si rifiutano di effettuare il trasporto e deve provvedere con mezzi militari (e con anche con mezzi requisiti con la forza; per questo rifiuto i facchini vengono poi puniti con la sospensione temporanea della licenza). I militari effettuano quindi il trasporto dal magazzino del centro verso la stazione ferroviaria con numerosa popolazione che urla ed impreca dalle mura, accompagnando ciò con una fitta sassaiola che colpisce alcuni militari. I militari cercano anche di arrestare i più facinorosi ma non vi riescono, anche se vengono individuati alcuni (definiti dal rapporto di polizia allegato agli atti del processo “… soggetti pericolosi contro le persone e appartenenti a questa sezione dell’Internazionale …”). I manifestanti intanto si spostano e vanno a dimostrare sotto le finestre del Sindaco, Gabriel Angelo Gabrielli, in via Montevecchio, reclamando aiuti per i colpiti dai militari a cavallo. Inizialmente rivolgono parole di fiducia al Sindaco, ma quando questi cera di rabbonirli dicendo che si doveva pazientare e non si doveva mettere a repentaglio la città, alcuni iniziano ad istigare gridando che il Sindaco aveva avuto dei soldi dal Tombari per garantire la spedizione e minacciano che la vicenda non sarebbe finita lì se non prendeva provvedimenti; poi la folla si disperde. Nei giorni successivi scattano gli arresti, ma la Camera di Consiglio del tribunale di Pesaro dichiara il “non luogo a procedere” per insufficienza di prove per tutti. Il Broccoli, che nel frattempo aveva passato la responsabilità della sezione dell’Internazionale al giovane avvocato Espartero Bellabarba, nel maggio del 1874, è sottoposto all’ammonizione e viene diffidato a modificare i suoi comportamenti. Dopo lo scioglimento dell’Internazionale avvenuta per decreto prefettizio del 4 agosto 1874, il Broccoli viene arrestato il 14 agosto 1874, formalmente per contravvenzione all’ammonizione ma la sua posizione va a far parte del fascicolo contro Costa, Malatesta, e 50 esponenti marchigiani dell’Internazionale[13]. Già dal 31 luglio il Procuratore Generale della Corte d’Appello comunicava al Ministero di Grazia e Giustizia che in conseguenza del materiate sequestrato a Vincenzo Matteuzzi di Ancona e Marino Mazzetti di Macerata riteneva indispensabile un’azione in tutte le provincie marchigiane per un procedimento comune sui tentativi di moti insurrezionali internazionalisti. Dopo il 5 agosto, il Procuratore chiede al Ministero di unificare la parte marchigiana a quello principale di Imola e Bologna, dove sono avvenuti i fatti più gravi del moto, ufficialmente per dare forza al procedimento (ma probabilmente, vista l’insistente corrispondenza, anche per togliersi di mezzo la patata bollente). La sua imputazione quindi si trasforma nei reati di appartenenza all’Internazionale (come banda di malfattori), la tentata insurrezione e “cospirazione diretta a rovesciare e a distruggere l’ordine attuale delle cose, e suscitare la guerra civile fra i regnicoli, portando la devastazione e il saccheggio contro una classe di persone”. Viene coinvolti nel processo di Bologna insieme a Espartero Bellabarba di Fano, Binotti Luciano, Lunghi Vincenzo, Nicoletti Alessandro, Guidobaldi G.Battista, Baldelli Domenico, Domenicani Ferruccio, Bianchi G.Battista di Pergola, Ghetti Odoardo di Fossombrone, Fedeli Vincenzo di Sant’Angelo in Lizzola e numerosi esponenti marchigiani dell’Internazionale. Mentre si apre il processo in Ancona, il Procuratore di Ancona, probabilmente convinto dall'esiguità delle prove o da mancanza di coraggio ad arrivare ad una qualsiasi sentenza, chiede aiuto al Ministero ed attende istruzioni su cosa dovrà fare. Il Ministero approva la proposta del Procuratore di Ancona di unificare il procedimento con quello di Bologna, anzi invita i Prefetti ad aumentare il numero degli arrestati (mentre dal Tribunale di Bologna, dopo un lungo silenzio, ad ottobre viene annotato che è difficile l’applicazione del reato di Associazione di malfattori perché nelle Marche non sono avvenuti fatti esecutivi). Il processo al Broccoli ed agli altri militanti dell’Internazionale nasce su labili prove indiziarie (principalmente le carte della corrispondenza sequestrate al Costa) e soprattutto per pregiudizi e “deduzione” associative: era sufficiente essere pubblicamente conosciuti come principali elementi internazionalisti per essere arrestati e coinvolti, senza nessuna prova reale. Dopo la prima fase di istruzione del processo seguì una prima tornata di scarcerazioni (tra cui Bellabarba) seguita da altri, tra cui Broccoli, prosciolti dalle accuse[14]. Al di là della questione processuali è comunque certo che, soprattutto per motivi professionali e di commercio, il Broccoli si recasse spesso a Bologna, come testimoniano le numerose licenze di esportazione, verso quella città, di stracci e prodotti tessili concesse dal Comune di Fano al Broccoli sin dal 1873[15]. Nell’agosto del 1874, nonostante l’arresto del Bellabarba e del Broccoli, gli internazionalisti sono sempre in prima linea negli scontri che si accendono a Fano. Il 20 agosto infatti, in una situazione simile a quella dell’anno precedente, con scarsità di prodotti alimentari e di prezzi alti, si trova a Fano un commerciante in cereali di Forlimpopoli, Biagio Tajoli, per acquistare del grano. Viene affrontato in pubblico e definito come affamatore della popolazione e viene tentata l’organizzazione di manifestazioni come l’anno precedente[16]. Il Broccoli, dopo il rilascio per decisione del Tribunale di Bologna, avvenuto il 16 febbraio 1875, viene di nuovo ammonito e per breve tempo si astiene dalle attività politiche tanto da far pensare alle autorità di polizia che a Fano fosse cessata la propaganda internazionalista e sovversiva. Tocca a Isaia Agostini[17], definito dalle stesse autorità di polizia personaggio di cattiva fama, riprendere l’attività dell’Internazionale e l’opera di propaganda momentaneamente interrotta (per questo viene ammonito il 23 novembre 1874). Il Broccoli si unisce di nuovo all’Isaia Agostini per una nuova fase di proselitismo all’Internazionale, dedicandosi insieme, in particolare, ai sobborghi e ai paesi del circondario fanese, coadiuvati in ciò da Cecchini Cesare, veterinario di Cartoceto. Nel mese di luglio del 1875 il Delegato di PS appresa la notizia di un incontro dei tre (e con la partecipazione, possibile, del maestro Pompeo Masini), una domenica mattina nella casa di Lucrezia del Cecchini, dispone il loro arresto. Dei tre viene arrestato, il 5 luglio, il solo Broccoli e gli altri si rendono irreperibili (il 6 luglio 1875 una nota dei Carabinieri di Fano indica che l’Agostini è stato visto allontanarsi da Cuccurano insieme al Masini), ma le prove raccolte non sono sufficienti e già il giorno 8 luglio la Camera di Consiglio del Tribunale di Pesaro decideva il “non luogo a procedere” ed il suo immediato rilascio[18]. Nel 1876 si trasferisce a Montemaggiore al Metauro, paesino dell’entroterra fanese, dove comunque continua la sua attività politica. Nel 1879 viene assolto dal Tribunale di Pesaro dall’accusa di apologia di regicidio commessa il 19 novembre 1878 a Montemaggiore, appena si seppe la notizia del fallito attentato al re compiuto da Giovanni Passanante[19]. Rientra in Fano durante gli anni ottanta e apre una rivendita di Sali e Tabacchi e dove è ancora politicamente attivo; collabora con la Società Operaia di Mutuo Soccorso; nel luglio del 1890 è segretario della Società Cooperativa Operai Braccianti di Fano, una delle prime cooperative costituite in Fano[20].
[1] Notizie sulla partecipazione del Broccoli alla lotta risorgimentale appaiono anche in «Il Gazzettino» del 11/9/1910, in Gualtiero Santini, Fano risorgimentale 1860, Circolo fanese della stampa, Fano, 1960 e G. Santini, Il contributo fanese alla guerra del 1859, Edizioni del Liocorno, Fano, 1959.
[2] Estratto matricolare in SAS Fa, ASC, 1874, tit. 15, rub. 78, art. 8).
[3] SAS Fa, ASC, 1873 tit. 8 fasc. 32, punto 1, Elenco contribuenti di Fano: Broccoli Nazzareno, bracciature. Durante il periodo di detenzione il suo commercio è gestito dalla madre. Nel periodo di residenza a Montemaggiore si arrabatta commerciando e facendo anche il subappaltatore per la riscossione del dazio. Tornato a Fano apre un negozio di rivendita di privativa nazionali. Nel 1892 un cavallo di sua proprietà partecipa alla corsa di cavalli organizzata dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Fano, per i festeggiamenti del trentennale di fondazione della Società.
[4] Domenico Corsaletti, di Gioacchino, nato nel 1842 e residente a Camminate di Fano, pittore e apicultore. Volontario Garibaldino nel 1866. Mentre il padre, Corsaletti Gioacchino, è volontario nel 1848, caporale nel battaglione civico fanese.
[5] Gaetano Catena, di Luigi, nato a Fano nel 1841 (morto nel 1895), falegname. Ammonito 4/11/1872 (quale sospetto internazionalista) e partecipa agli scontri tra internazionalisti e repubblicani del 27/10/1872, e rimane ferito. Volontario Garibaldino nel 1866 (8° r.v.) e 1867. Anche suo fratello, Secondo, è tra i volontari.
[6] E. Torrico, Caro Andrea Costa,… Alla periferia del socialismo rivoluzionario. Lettere dalle Marche 1873/1909, Argalia, Urbino 1983, p. 116-117 e 118.
[7] AS Pesaro, Tribunale Penale, atti 1873, b. 438, proc.n. 364 r.g. Procuratore del Re, c/ Pasqualini Alessandro, Vampa Virginio, Biagioli Alessandro, Broccoli Nazzareno, Panzieri Felice, Fornaci Antonio, Francolini Guglielmo, Falcioni Giuseppe, Castellini Raffaele, Rinaldoni Pietro, Fronzi Angela, Tarrini Giovanna, Gentili Marianna, Vitali Serafina, Stefanelli Vincenzo, Spezi Antonio, Occhialini Gioacchino, Corbelli Maria, Baldratti Francesco, Giovannini Raniero, Ricchi Ermenegildo, Simoncini Luigi, Bartoloni Davide per Istigazione a commettere reati in occasione manifestazione caro vita e sciopero vino a Fano e oltraggio a un funzionario dell’ordine amministrativo. Collegato alle stesse manifestazioni ci sono altri fascicoli processuali: b. 434, proc.n. 353 r.g. Procuratore del Re c/Galantara Ludovico, Bonazzelli Adolfo, Santini Domenico, Diambrini Antonio, Marini Luigi, Mancini Giuseppe, Caprini Camillo, Giommi Giovanni Battista, Mancinelli Getulio, Pompili Giuseppe, Svienna Antonio, Calzoni Angelo, Venturini Domenico, Piersanti Eugenio, Falcioni Enrico, Armanni Giuseppe, Gasparini Pietro, Falcioni Giuseppe, Marini Noè, Carrocci Giuseppe, Baviera Cesare, Amadei Patrignano, Pucci Giovanni, Falcioni Francesco, Fuligni Cesare, Tombari Mariano, Falcioni Giovanni; imputati di, i primi 12, di istigazione a commettere reati (con manifesto), gli altri per aver impedito il libero commercio e la libera circolazione e di oltraggio a pubblico ufficiale; b. 435, proc.n. 421 c/Vampa Virginio, Marini Noè, Carocci Giuseppe, Pucci Giovanni, per contravvenzione all’ammonizione per aver partecipato ai disordini del luglio 1873 a Fano.
[8] AS Pesaro, Tribunale Penale, Atti penali 1873-1874, b. 446 proc.n. 361 c/ Patrignani Giovanni, Polidori Giuseppe e Guenci Vincenzo e b. 443, proc.n.138 c/Briganti Alfonso per aver attentato alla libertà di commercio in occasione delle manifestazioni contro il caro–vita a Orciano; b. 446 proc.n. 205 c/Norreri Ciro, Camilletti (o Camelletti) Dionisio, Castellucci Giuseppe, Savelli Giovanni, Luzietti Giuseppe, Roccetti Amedeo, Fulvi Pietro, Rossi Luigi, Gentilini Leopoldo, Staffieri Giacomo, Morici Annibale, Marchetti Domenico, Baldelli Luigi, Morici Giuseppe, Barbadoro Raffaele, Camilletti Giovanni, Fiduzi Vitaliano, Brisighelli Mattia, Tagliaboschi Mario, Domenichelli Pietro, Sperandini Giovanni, Domenichelli Emilio, Orlandi Guidobaldo, per ferimento di Marcelli Giuseppe e altri (incidenti tra repubblicani ed internazionalisti durante le agitazioni contro il caro-vita di Pergola; b. 442, proc.n. 15 c/Eutizi Luigi e proc.n. 308 c/Ruspantini Germano, Battistelli Domenico, Ciani Antonio, Ciani Angelo, Conti Giuseppe, Eusepi Nazzareno, Eutizi Luigi, Gaudenzi David, Gaudenzi Nazzareno, Mondelei Anacleto, Prosperini Filippo, Ridolfi Clito, per oltraggio a RRCC e attentato al libero commercio in occasione dello sciopero per il caro-viveri a Fratterosa; b. 464, proc.n. 349 c/Baldoni Gaetano detto Casandri, Piccioli Ciro, Spadoni Ermenegildo, Bertiboni Parmenio, Bertiboni Silvio, Sbrocca Agostino detto Bibin, Durazzi Gaetano detto Ferreri, Camillucci Sante, Giombetti Raffaele, Pesaresi Domenico, Mariani Domenico, Rosati Gaetano, Pelinga Gregorio, Rosati Aristodemo, Bernacchia Nazzareno, Campanari Stefano, Piccioli Gaetano, Piccioli Giosuè, Gresta Francesco, Agostinelli Giovanni, Tranquilli Stefano, Ferreri Gaetano, Pesaresi Sante, Baldoni Eugenio, Pelinga Antonio, Talamelli Antonio, Giombetti Luigi detto Bigaja, Giombetti Nicola detto Delpino, Zandri Giuseppe detto Ficone, Racchini Gioacchino, per Per attentato al libero commercio, dimostrazioni contro caro vita e per lo sciopero del vino in Mondolfo nei giorni 29 e 30 giugno 1873; in danno a Francolini Eugenio e altri commercianti del luogo; b. 475, proc.n. 335 c/Trebbi Francesco, Ridolfi Pietro, Ceccarelli Eracliano, Arcangeli Angelo, Solaroli Giovanni, Datossi Giovanni, Serafini Apollinaire, Berardi Giuseppe, per attentato al libero commercio con tentativi di far abbassare i prezzi (vino e alimentari) a Pesaro.
[9] E. Torrico, Caro Andrea, cit., pagg 112-113, lettera del 6/7/1873, di Alessandro Nicoletti, segretario responsabile della Sez. di Pergola dell’Internazionale ad Andrea Costa “… Qui pure abbiamo avuto lo sciopero di bevitori, dimostranze circa alla piccolezza del pane e al caro prezzo dei polli ecc. ecc. Gli effetti sono stati questi: il vino da cent. 50 il litro è sceso a 40. Il pane è stato fabbricato per conto di una Commissione nominata dal popolo della quale facevano parte io ed un altro nostro fratello, ma è resultato che per farlo più grosso bisogna rimetterci come ci abbiamo rimesso noi. I polli, uova, ecc poi, oggi che è stato giorno di mercato, s’ingiungeva ai contadini di venderli a 75 centesimi al chilo vivi i polli, e le uova a cent. 35 la diecina; ma i villani non hanno voluto vendere ed in conseguenza non si è ottenuto niente: vedremo in un altro mercato. Anche di queste dimostrazioni noi desideriamo istruzioni sul modo di contenerci, giacchè ci pare che noi altri ci occupiamo nell’applicazione di questi effimeri rimedi su la malata odierna società, mentre non studiamo il modo di disfare questa stessa società …”. Da parte repubblicana abbiamo una traccia nella relazione del Delegato di PS di Fano del 3/7/1873 (allegata al procedimento n. 353, cit. ASP b.434) poi si cita un viaggio di alcuni giorni dell’esponente repubblicano fanese Luigi Marini ad Ancona per avere, probabilmente, istruzioni dal Comitato della Consociazione Marchigiana.
[10] «L’Annunciatore», Fano, 6 Luglio 1873, “COSE LOCALI. Dopo quanto scrivemmo nello scorso numero, intorno alla astensione del ber vino, credevamo che il buon senso trionfasse interamente. Ma non fu così. Se cessò la vergogna dei cartelli anonimi e l’astinenza dal vino, sopragiunsero manifestazioni più indecorose, ed altre, annunzianti propositi anticommerciali impossibili nel 1873 Fu anche praticata violenza ad un carro di cereali che si trasportavano dal compratore, e fatto ricondurre al venditore. In seguito a tali vicende, l’Autorità diede disposizioni perché la legge fosse rispettata e rassicurati i cittadini. Il povero e l’artigiano debbono essere sollevati ed aiutati; ma il povero e l’artigiano si persuadano che non potranno ottenere sollievo e aiuto col mezzo di disordine; né col disordine nessuno che si rispetti, sia funzionario sia cittadino può mai transigere. Nessuno dovrebbe ignorare che se vengono messe innanzi idee di provvisioni attuabili, esse non troverebbero mai indifferenza o ripulsa negli Uffici Municipali e Governativi. Essendo state tradotte in carcere alcune persone, non vogliamo, senza mancare alla delicatezza, estendere i nostri ragionamenti”. Altri articoli sulle manifestazioni anche nei numeri del 29/6/1873, 13/7/1873 e 24/8/1873 dello stesso giornale.
«L’Annunciatore», 29 giugno 1873
«L’Annunciatore», 6 luglio 1873
«L’Annunciatore», 13 luglio 1873
«L’Annunciatore», 24 agosto 1873
[11] AS Pesaro, Tribunale Penale, atti 1873, b. 434, proc.n. 353 cit. “ CITTADINI. Mentre i sottoscritti, a nome anche di tutti i componenti le loro società, dichiarano di non aver nulla di comune cogli autori di quei cartelli anonimi, che da più giorni si affiggono per le pubbliche vie, poiché chi vuol difendere i diritti dell'umanità sofferente, chi vuole smascherare coloro che arricchiscono non con l'onorata industria ma con l'orrido scempio della libertà, non si deve ascondere sotto il prezzolato manto dell'anonimo; convengono pienamente che si debba oggimai porre un freno al sempre crescente ed esorbitante prezzo dei generi di prima necessità. PANE E VINO. Protestiamo adunque energicamente contro le ingorde ed insaziabili brame del (...RINISMO) e del MONOPOLISMO, mostri voraci che affamano spietatamente i quattro quinti della nostra città, e costringono la plebe al delitto ed all'odio contro le proprietà. La virtù dei magistrati non istà nel punire i delitti ma nel prevenirli. Si ha un bello esclamare in Italia rispetto alla libertà, rispetto alla libertà quando per opera di una famosa lega di usurieri e barattieri chi si da da mane a sera manca di pane! Se fra noi la libertà di commercio suona - dieci oziosi debbono arricchire in un giorno, e dieci mila lavoratori devono languire per tutta la vita in una spaventosa inopia - osiamo esclamare - Questa non è quella libertà per cui il Popolo tinse del suo sangue i gloriosi campi lombardi. Firmato: I RAPPRESENTANTI LA SCUOLA MAZZINI Marini Luigi, Bonazzelli Adolfo, Galantara Lodovico, Mancini Giuseppe, Caprini Camillo, Svienna Antonio, Calzoni Angelo, I RAPPRESENTANTI IL FASCIO MASSONICO Santini Domenico, Giommi Gio. Battista, Diambrini Antonio, Mancinelli Getulio, Pompili Giuseppe. Fano 1 Luglio 1873”. La dissociazione dei Repubblicani dagli autori dei cartelli anonimi e dagli organizzatori delle manifestazioni è evidenziata anche dalla lettera manoscritta, ed in particolare della Memoria, di Gioacchino Rieti (Esponente repubblicano di Fano) indirizzata al settimanale repubblicano di Pesaro «Il Popolano» e a Mario Paterni (principale esponente repubblicano di Pesaro), conservata presso la Biblioteca Federiciana di Fano, Fondo Federici, b. 129.
[12] AS Pesaro, Tribunale Penale, atti 1873, b. 433 proc.n. 393 r.g. Procuratore del Re, c/ Serafini Apollinaire, gerente responsabile de «Il Popolano», di Pesaro. Nel numero del 13/7/1873 pubblica una cronaca delle manifestazioni di Fano e viene denunciato per diffamazione a mezzo stampa del corpo dei regi Carabinieri per aver rimarcato il comportamento dei Carabinieri che provocavano i pacifici cittadini, che avevano usato le lame taglienti contro persone inermi, maltrattando anche una donna e, infine, avevano chiesto di “far fuoco” sui manifestanti e di essere stato impedito in ciò dal superiore di fanteria.
[13] ACS Roma, Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione Generale Affari Penali, Miscellanea 1862/1925, b. 28, fasc. 454-4 “Ancona Internazionalisti. Procedimento istruttorio contro Andrea Costa, Enrico Malatesta, Giuseppe Quadri, Carlo Terzaghi ed altri 50 affiliati all’Internazionale” vasta documentazione sul ramo “marchigiano” del processo per i moti insurrezionali dell’agosto 1874 poi unificati con il processo di Bologna. Fasc. 454-3, “Marche: Rapporti su internazionalisti, repubblicani, manifestazioni contrarie all’ordine pubblico e sequestro di giornali”. 1873/1874.
[14] Circa il suo arresto ed il processo di Bologna vedi: SAS Fa, ASC, 1874, tit. 11, rub. 47, art. 6; E. Santarelli (a cura di), Bakuninisti e socialisti nel Piceno, Testi e documenti (1871-1900, pag. 31-33, (riporta parzialmente atti del processo, celebrato presso il Tribunale di Bologna nel 1876, e l’elenco dei sospettati, provenienti da diverse località delle Marche, quali organizzatori del moto dell’agosto 1874; atti integrali in Archivio di Stato di Bologna, Tribunale penale di Bologna, proc. penali 1876, fascicolo 2638.
[15] SAS Fa, ASC, 1873 e 1874, tit. 21, “certificati rilasciati”.
[16] AS Pesaro, Tribunale Penale, atti 1874, b. 451, proc.n. 357 r.g. Procuratore del Re, c/Broccoli Pietro, Giulini Andrea, Rinaldoni Pietro e Rossini Sante per istigazione a commettere reati a Fano il 20/8/1874.
[17] Isaia Agostini detto Danelli, di Pietro, nato a Fano nel 1845, sarto. Residente a Cuccurano di Fano, è tra i principali esponenti della sezione dell'Internazionale a Fano dopo l'arresto di Pompeo Masini. Nel 1873 Masini, insieme al Broccoli, lo nasconde a Mombaroccio perché ricercato dai RRCC, viene poi arrestato il 31/3/1873. Nel luglio 1875 è arrestato perche sospetto di organizzare l'Internazionale nei sobborghi e nei paesi del circondario fanese.
[18] AS Pesaro, Tribunale Penale, Atti 1875, busta 464, proc. n. 382 PM, c/Broccoli Nazzareno e Agostini Isaia per contravvenzione all’ammonizione.
[19] «L’Adriatico, Gazzetta di Pesaro», n. 20 del 11/6/1879.
[20] SAS Fa, ASC, 1894, tit. 5, rub. 6, art. 3.